Buddhismo
Storia, insegnamenti e il suo Impatto
Il buddhismo è una delle religioni più antiche e diffuse al mondo, che conta tra i 350 e i 550 milioni di fedeli. Si basa sugli insegnamenti di Siddhārtha Gautama, noto come il Buddha, che visse nell’India del VI-V secolo a.C. Il buddhismo può essere considerato sia una religione che una filosofia proponendo una visione della realtà e della vita fondata sulle quattro nobili verità e sul percorso dell’illuminazione.
Le origini del buddhismo
Il buddhismo nacque in India durante un periodo di grande fermento spirituale e culturale, noto come periodo degli Shramana, in cui si svilupparono diverse correnti di pensiero e pratiche ascetiche. Siddhārtha Gautama, il fondatore del buddhismo, nacque in una famiglia reale appartenente al clan dei Sakya, nella regione dell’attuale Nepal. Cresciuto tra agi e privilegi, Siddhārtha decise di abbandonare la sua vita regale all’età di 29 anni, dopo aver preso coscienza della sofferenza umana attraverso le sue famose “Quattro Visioni” (un vecchio, un malato, un cadavere e un asceta).
Dopo aver rinunciato ai suoi beni materiali, Siddhārtha cercò la verità e la liberazione dalla sofferenza seguendo vari maestri spirituali, come Arada Kalama e Uddaka Ramaputta, e praticando diverse forme di meditazione e mortificazione del corpo. Tuttavia, non trovò la risposta che cercava e si allontanò da queste pratiche estreme. Alla fine, si sedette sotto un albero di fico sacro (più tardi chiamato Albero della Bodhi) a Bodh Gaya e giurò di non alzarsi fino a quando non avesse raggiunto l’illuminazione. Dopo 49 giorni di profonda meditazione, Siddhārtha raggiunse l’illuminazione e divenne il Buddha, cioè “il Risvegliato”.
Da allora, iniziò a predicare la sua dottrina ai discepoli che lo seguirono, formando la prima comunità buddhista, conosciuta come il Sangha. I suoi insegnamenti si diffusero rapidamente e attrassero un gran numero di seguaci, tra cui molti re e nobili che contribuirono alla diffusione del buddhismo in tutta l’India. La sua prima predicazione, conosciuta come il Discorso di Benares, segnò l’inizio del ciclo di insegnamenti del Buddha, che avrebbero cambiato il corso della storia religiosa dell’Asia.
Gli insegnamenti del buddhismo
Il buddhismo si basa su due pilastri fondamentali: le quattro nobili verità e il nobile ottuplice sentiero. Le quattro nobili verità sono:
- La verità della sofferenza (dukkha): la vita è caratterizzata da insoddisfazione, dolore, imperfezione e impermanenza.
- La verità dell’origine della sofferenza (samudaya): la causa della sofferenza è l’ignoranza (avijjā) che genera l’attaccamento (tanhā) ai beni materiali, alle sensazioni, alle opinioni e al sé.
- La verità della cessazione della sofferenza (nirodha): la sofferenza può essere eliminata spezzando il ciclo dell’attaccamento e dell’ignoranza.
- La verità del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza (magga): esiste una via per raggiungere la liberazione dalla sofferenza, che è il nobile ottuplice sentiero.
Il nobile ottuplice sentiero è composto da otto pratiche che devono essere seguite in modo armonico e integrato:
- Retta visione: comprendere la realtà secondo la dottrina del Buddha.
- Retta intenzione: agire con saggezza, compassione e non violenza.
- Retta parola: parlare con verità, gentilezza e coerenza.
- Retta azione: comportarsi in modo etico, evitando di uccidere, rubare, mentire, avere una condotta sessuale scorretta e consumare sostanze inebrianti.
- Retta sussistenza: guadagnarsi da vivere in modo onesto e benefico per sé e per gli altri.
- Retta sforzo: coltivare le qualità positive e abbandonare quelle negative.
- Retta consapevolezza: essere presenti e attenti a ciò che si fa, si pensa e si prova.
- Retta concentrazione: sviluppare la capacità di focalizzare la mente su un oggetto di meditazione.
Scuole e tradizioni
Nel corso dei secoli, il buddhismo si è diffuso in diverse regioni dell’Asia e ha assunto varie forme e tradizioni. Si possono distinguere tre grandi correnti principali:
- Il buddhismo Theravāda è la scuola più antica e conservatrice, che si rifà ai testi più antichi del Canone pāli. È diffusa soprattutto nel Sud-est asiatico (Thailandia, Birmania, Sri Lanka, Cambogia, Laos). Il suo obiettivo è quello di raggiungere il nirvāna attraverso la pratica individuale e la realizzazione dell’arhat, cioè il santo liberato.
- Il buddhismo Mahāyāna è la scuola più ampia e diversificata, che si basa su numerosi testi in sanscrito e in altre lingue. È diffusa soprattutto nell’Estremo Oriente (Cina, Giappone, Corea, Vietnam, Taiwan). Il suo obiettivo è quello di raggiungere il nirvāna attraverso la pratica collettiva e la realizzazione del bodhisattva, cioè l’essere compassionevole che rinuncia alla propria liberazione per aiutare gli altri esseri.
- Il buddhismo Vajrayāna è la scuola più recente e innovativa, che si basa su testi esoterici e rituali. È diffusa soprattutto nel Tibet, nel Nepal, nel Bhutan e in Mongolia. Il suo obiettivo è quello di raggiungere il nirvāna attraverso la pratica tantrica e la realizzazione del buddha, cioè l’essere perfetto che manifesta la propria natura divina.
Connessione con le Arti Marziali
Il buddhismo ha influenzato moltissimo le arti marziali cinesi e giapponesi, elevandole da semplici metodi di combattimento ad arti per la ricerca della perfezione fisica e spirituale. Secondo una leggenda, il monaco indiano Bodhidharma, considerato il fondatore del buddhismo Zen, introdusse le arti marziali nel tempio di Shaolin, insegnando ai monaci delle tecniche di respirazione e di movimento per migliorare la loro salute e la loro concentrazione. Da allora, le arti marziali divennero parte integrante della pratica monastica e si svilupparono in varie forme e stili.
In effetti, i principi del buddhismo, come la consapevolezza, la disciplina mentale e fisica, e il non attaccamento, sono intrinsecamente legati alla pratica delle arti marziali. La meditazione, una pratica centrale nel buddhismo, aiuta i praticanti di arti marziali a sviluppare una mente calma e concentrata, essenziale per eseguire tecniche con precisione e controllo. Inoltre, il concetto buddhista di “non violenza” (ahimsa) insegna ai praticanti a utilizzare le arti marziali come mezzo di autodifesa e di protezione degli altri, piuttosto che come strumento di aggressione.
Nel corso dei secoli, diverse scuole di arti marziali in Cina, Giappone, Corea e altri paesi asiatici hanno integrato i principi buddhisti nei loro insegnamenti e pratiche. Ad esempio, lo Zen buddhismo ha avuto una grande influenza sullo sviluppo del kendo e del kyudo in Giappone, dove la concentrazione e la meditazione giocano un ruolo fondamentale nel perfezionamento delle tecniche marziali. Allo stesso modo, il taijiquan cinese è strettamente legato alla filosofia del Taoismo e del buddhismo, combinando movimenti fluidi e respirazione controllata per promuovere l’equilibrio fisico e mentale.
Le arti marziali non sono solo un mezzo di difesa o di aggressione, ma anche un modo per esprimere i principi del buddhismo, come il rispetto, la compassione, il non attaccamento, la consapevolezza e l’armonia. Attraverso la pratica delle arti marziali, i praticanti possono coltivare queste qualità interiori e lavorare verso l’illuminazione, rendendo così le arti marziali non solo una disciplina fisica, ma anche una via spirituale.